Le femministe «smascherano» un falso obiettore


di Olivia Fiorilli

«Di fronte agli attacchi sempre più pesanti all’autodeterminazione delle donne non si può più rispondere semplicemente invocando la difesa della 194. Per riaffermare con efficacia il nostro diritto di autodeterminazione dovremmo ripartire dal nodo dell’obiezione di coscienza. […] Crediamo sia arrivato il momento non solo di rivendicare dei diritti ma anche di praticarli. ‘Obiettiamo gli obiettori’ significa che esercitiamo il diritto di scegliere da chi farci curare, pretendendo un rapporto di fiducia, trasparenza e assunzione di responsabilità con la persona a cui affidiamo la nostra salute». Questo l’appello lanciato quasi un anno fa dal collettivo femminista Maistat@zitt@, che proponeva una campagna nazionale contro l’obiezione di coscienza da realizzare attraverso la raccolta dei nominativi dei medici obiettori e il boicottaggio dei reparti e degli ospedali nei quali questa viene più praticata. Molti gruppi in tutta Italia hanno aderito alla campagna. A Bologna sono state denunciate pubblicamente alcune farmacie che non vendono la pillola del giorno dopo, a Milano è stata fatta un’inchiesta negli ospedali cittadini. Reti contro l’obiezione di coscienza si sono formate anche a Palermo e Treviso. Alla campagna ha aderito anche un gruppo di femministe dei Castelli, che ha raccolto i nomi dei medici obiettori di coscienza della asl RmH. Durante uno dei volantinaggi negli ospedali della asl [Marino, Velletri, Genzano], una donna ha segnalato loro che uno dei medici obiettori segnalati pratica aborti privatamente, cosa vietata dalla legge 194. Il gruppo ha deciso di verificare l’informazione per denunciare pubblicamente il medico. Una militante del gruppo si è finta incinta, «riciclando» il certificato della sua ultima gravidanza, e si è recata presso lo studio privato, a Cecchina [Albano], per chiedere di ricorrere all’interruzione di gravidanza privatamente. Il ginecologo non ha mosso alcuna obiezione, ha anzi proposto alla donna – munita di mp3 per registrare la conversazione – un aborto nel suo studio privato al prezzo di 500 euro, oppure – in caso il feto fosse troppo grande – un aborto presso un’altra clinica per un prezzo oscillante tra i 1000 e i 2000 euro. «A quel punto quelle di noi che aspettavano fuori sono entrate nello studio per chiedere conto al medico, che è stato molto arrogante – racconta una delle femministe che hanno partecipato all’azione – abbiamo appeso uno striscione fuori dallo studio per denunciare pubblicamente l’attività di questo medico». A breve, contro l’uomo, sarà sporta anche una denuncia penale, nel frattempo le femministe hanno allertato la asl Rmh dalla quale dipende il medico – che nell’ospedale di Genzano, dove lavora, si proclama obiettore di coscienza. «Nella asl Rmh che comprende i 4 ospedali dei Castelli il 90 per cento dei medici sono obiettori – raccontano ancora le femministe – Abbiamo quindi fondati motivi per credere che questo non sia l’unico medico che pratica aborti nel privato a caro prezzo. Si tratta di una delle tante forme di violenza contro le donne».Manca poco più di una settimana alla manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne [Roma, 22 novembre]. Come lo scorso anno, il Sommovimento femminista e lesbico scende in piazza contro le molteplici forme della violenza. Non solo quella fisica e sessuale, ma anche quella economica. E la violenza di chi nega alle donne la possibilità di decidere del proprio corpo. «La violenza fa parte delle nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la negazione dei nostri diritti, la violazione dei nostri corpi, il silenzio», si legge nell’appello di indizione della manifestazione.
---->da carta.org

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