Tra la festa il rito il silenzio, scegliamo la lotta.

Non voglio spendermi troppo nel palesarvi il mio disgusto per questa giornata dell’otto marzo che da troppi anni ormai si è aggiunta alla lista delle feste da consumismo idiota. Lascio ai venditori di mimose e cioccolatini la gioia dei festeggiamenti.

Il mio unico sentimento oggi è di indignazione. Era il maggio del 78 quando con una maggioranza risicata (308 voti contro 275) venne approvata la 194. Il 19 febbraio del 2004 in italia viene approvata la legge 40 sulla fecondazione assistita. Una legge oscurantista, omofoba, feroce, animata dal peggior familismo.
Il 14 gennaio del 2006 a milano in 250mila, per la maggioranza donne, scendono in piazza a difesa della 194 e per il loro diritto all’autodeterminazione. Sono passati due anni, la cronaca di questi giorni la conosciamo sin troppo bene. A distanza di trent’anni il tema della procreazione è terreno di conflitto. Stiamo parlando di un diritto inalienabile e si tirano in ballo arroganti e ipocriti principi etici di “difesa della vita” per negare l’autodeterminazione dei soggetti. Com'è possibile che un’entità biologica in divenire, la vita in mera astrazione debba esser tutelata e difesa a scapito dei diritti di persone fatte, coscienti e senzienti. Come se il corpo della donna fosse imballaggio a perdere rispetto all’inviolabilità del prodotto. Così come per gli obbiettori di coscienza: non si vede perché il diritto di uno a non praticare aborti debba essere garantito anche a scapito del diritto delle donne ad abortire..
Qualcuno ha detto che se la gravidanza fosse faccenda di uomini, l’aborto si farebbe dal barbiere..
La cosa grave è che la strategia posta in atto giorno dopo giorno da papi, preti e politici affiliati non mira a proibire ma a criminalizzare. Si usano le grandi filosofie morali in modo strumentale e vigliacco per inchiodare le donne al ruolo di progenitrici ubbidienti in nome di un mai sopito impulso al controllo dei corpi, dei sentimenti, degli affetti.

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